Il taglio: stop al 15% degli eventi competitivi

La pandemia e le sue conseguenze hanno portato in campo una serie di sfide non trascurabili, alcune direttamente e altre indirettamente: dalla lunga serie di misure di prevenzione e controllo che rappresentano un costo a carico degli organizzatori al difficile momento degli enti locali e delle sponsorizzazioni. Nel mondo del ciclismo post COVID resisteranno solo gli eventi che riusciranno a generare reale valore per i loro partner

La fase acuta dell’emergenza potrà essersi conclusa, ma gli effetti della pandemia di COVID-19 nel nostro mondo si vedranno nel presente e soprattutto nel futuro prossimo. E anche il mondo dello sport non sarà esente da importanti evoluzioni.

In particolare, in Vitesse siamo attivi da quasi 30 anni nel mondo del ciclismo in veste di Ufficio Stampa, PR e Media Relations, organizzatori di eventi e digital strategist. Questa conoscenza profonda del settore di riferimento ci ha spinto a delle riflessioni su come il settore delle due ruote stia cambiando – visto dalle varie angolazioni – e abbiamo individuato 10 trend importanti che potrebbero consolidarsi nei prossimi mesi ed anni.

Eccoci ora arrivati all'ottavo episodio:

Il taglio: stop al 15% degli eventi competitivi

Anche sotto questo aspetto, il COVID-19 rischia di fungere da acceleratore di un trend già esistente da diversi anni, sul mercato italiano forse anche più di altrove: la scomparsa delle gare per professionisti, che in tempi recenti non ha risparmiato anche eventi di lunga tradizione.

In questo senso, la pandemia e le sue conseguenze hanno portato in campo una serie di sfide non trascurabili, alcune direttamente e altre indirettamente.

Chi vorrà organizzare una corsa in questo 2020 dovrà predisporre una serie di misure di prevenzione e controllo – misura della temperatura, autocertificazione, interventi di sanificazione, predisposizione di ambienti più ampi per garantire il distanziamento, revisione dell’intero processo di media operations e logistica alberghiera – che appesantiranno decisamente l’impegno ed il costo a carico dell’organizzazione.

Tante gare, su strada e ancor più fuoristrada, sono sorrette solo dalla passione di volontari, disposti a rinunciare a margini di profitto per l’emozione di vedere la loro creatura prendere vita. Proprio per questi organizzatori, tuttavia, il rischio che queste ulteriori esigenze rappresentino un ostacolo troppo alto – anche solo da un punto di vista economico – esiste. Molte organizzazioni, anche strutturate, hanno già scelto di rinunciare alla stagione 2020: prevediamo che altri eventi, seppur già riprogrammati, ne seguiranno l’esempio una volta messi a sistema i requisiti affinché le gare possano svolgersi.

L’auspicio è che la stagione 2021 non debba essere condizionata da problemi analoghi sul piano sanitario, quantomeno non con lo stesso livello di intensità. Tuttavia, prevediamo che almeno il 15% degli eventi per professionisti possa non svolgersi nel 2021, e il motivo non è – direttamente – il COVID.

Con gli enti locali in ristrettezze dopo una stagione condizionata, e il difficile momento delle sponsorizzazioni, che potrà essere alleviato (ma non del tutto risolto) da eventuali crediti d’imposta, crediamo che nell’epoca post-Covid non ci sarà più spazio per gli eventi fini a se stessi e le sponsorizzazioni a fondo perduto.

Ogni evento ha bisogno di rispondere ad un’esigenza, quale che essa sia, e su di essa deve costruire il proprio sistema di valori e il proprio posizionamento in comunicazione. È l’unica strada possibile per produrre reale valore per un partner, addosso al quale va comunque costruita un’idea di marketing e comunicazione coerente.

È un percorso difficile ed oneroso, ma in un momento storico in cui le aziende e gli enti non potranno rinunciare alle sponsorizzazioni nel proprio mix, ma sceglierle sulla base di un concreto ritorno sull’investimento e rispondenza ad obiettivi specifici, sarà l’unico che potrà portare al successo (e non senza sforzi). Chi non sarà in grado di giocare su questo tavolo, rischia più che mai di dover lasciare il passo.

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