La neve e lo sport: tutte le discipline che (ancora) non conosci

Sci, da discesa e da fondo, snowboard, ma non soltanto. Al di là delle discipline più celebri e consolidate, sono mille i modi inventati dagli sportivi per divertirsi con e sulla neve. E con uno di essi, oggi anche il ciclismo bussa alla porta delle Olimpiadi invernali

Non ci sono certezze su chi inventò gli sci e i pattini, i primi mezzi diversi da piedi, ghette e scarpe con cui uomini e donne si spostarono su neve e ghiaccio. È probabile che a farlo, in momenti e luoghi tra loro piuttosto lontani, furono popoli diversi. Le informazioni sono ovviamente scarse e spesso dibattute. C’è chi dice che accadde anzitutto nell’odierna Cina, chi in quella che oggi è la Russia, chi ritiene invece che accade in Scandinavia. C’è comunque un certo accordo sul fatto che i primi prototipi e precursori degli sci iniziarono a essere prodotti non meno di cinquemila anni fa. Di certo l’invenzione degli sci fu, insieme a quella delle lame da usare per pattinare sul ghiaccio, qualcosa di molto utile e piuttosto facile da replicare. Qualcosa, addirittura, della cui storia si è occupato nientemeno che il professor Alessandro Barbero.

In principio era il curling
In tempi un po’ più recenti, sci e lame presero poi strade diverse. Dei pattini ci sono tracce in quadri fiamminghi del Sedicesimo secolo, per esempio “Paesaggio invernale con pattinatori e trappola per uccelli” di Pieter Bruegel il Vecchio. Si tratta, in certi casi, di quegli stessi quadri che mostrano persone intente a dilettarsi con qualcosa di evidentemente molto simile al curling.

Per diventare sport e svago gli sci ci misero invece un po’ più di tempo. Prima furono mezzo di spostamento – in discesa ma soprattutto in pianura; spesso per finalità militari o venatorie – e solo nel Diciottesimo secolo, e ancor più nel Diciannovesimo, divennero semplice strumento passatempo e di conseguenza attrezzo sportivo.

Le Olimpiadi della neve e del ghiaccio
Le prime Olimpiadi invernali, quelle francesi di Chamonix, furono inaugurate poco meno di un secolo fa: iniziarono infatti il 25 gennaio 1924. Allora atleti e atlete si cimentarono in prove di bob, combinata nordica, curling, hockey, pattinaggio (sia di figura che di velocità), salto con gli sci, fondo e pattuglia militare (l’antico sport da cui è poi nato il biathlon).

Le Olimpiadi invernali diedero un rilevante contributo alla diffusione degli sport su neve e ghiaccio e pian piano accolsero le varie novità del momento: lo sci alpino ci arrivò nel 1936, lo snowboard nel 1988. Negli anni i Giochi invernali inclusero anche sport ora dimenticati dai più: il bandy (un parente dell’hockey, giocato però con una palla al post del puck), l’ice stock (uno sport bavarese simile al curling), la corsa con i cani da slitta, lo sci di velocità (noto ai più come chilometro lanciato), il pentathlon invernale, il balletto sugli sci e perfino – in un’occasione – lo skijöring (c’entrano i cavalli).

Olimpiadi a parte, è difficile trovare uno sport che – per-forza-di-cose o talvolta per necessità di adeguamento alle condizioni atmosferiche esterne – non abbia dovuto o voluto fare i conti con ghiaccio e neve. Gli esempi non mancano: dal kite snowing al curling umano, dallo skibobbing, al polo sulla neve, dal go-karting sul ghiaccio allo Yukigassen (la pratica sportiva della battaglia-a-palle-di-neve.

E il ciclismo? Rampe, chilometri lanciati, fat bike e Alpe d'Huez
Non pago di avventurarsi su asfalti, sterrati, sentieri e singletracks, anche il ciclismo, nelle sue varie declinazioni, ha talvolta incrociato le ruote con la neve. A volte suo malgrado (qualcuno ha detto Gavia?), altre per scelta. È il caso downhill sulla neve, dello ski biking, del bike-freestyle su rampe innevate, del corrispettivo ciclo-sciistico del chilometro lanciato (in cui è stata raggiunta una velocità massima di 227 chilometri orari) e perfino del biekjoring, la versione-su-ruote dello skijöring, qualche mese fa descritto nel dettaglio su CyclingNews.

Per non parlare delle fat bike, protagoniste di un grande quanto fugace exploit di mercato qualche anno fa, con le quali ci si può tuttora dilettare su percorsi alpini (le possibilità di tour e visite guidate non mancano) o spingersi in avventure più estreme, come l’Iditarod Trail Invitational: la versione a due ruote della celebre Iditarod, tra le nevi dell’Alaska. 

Insomma, le possibilità non mancano davvero: dallo strambo all’estremo, dalle stranezze per pochi a un evento con centinaia di partecipanti come la Megavalanche dell’Alpe d’Huez, la gara mass-start che inizia dai 3.00 metri di altezza del Pic Blanc.

La Val di Sole e il sogno olimpico (invernale) del ciclocross sulla neve
Resta tuttavia unico il caso della tappa di Vermiglio, in Val di Sole della Coppa del Mondo di Ciclocross, un evento che da tre anni porta i principali interpreti del ciclocross mondiale a confrontarsi su un percorso di quasi tre chilometri (da ripetersi più volte) concepito per una prova da disputarsi interamente su fondo nevoso. Negli anni questo evento – nato grazie al coraggio, alle competenze e alla sinergia tra appassionati di ciclismo e di sport invernali – ha portato in Val di Sole decine di migliaia di spettatori, per un evento trasmesso in tutto il mondo. 

Un evento che, tra l’altro, ha il sogno non troppo nascosto di porre le basi, anno dopo anno, successo dopo successo, per aprire al ciclocross le porte delle Olimpiadi: quelle invernali, ovviamente.